Creatività allo stato puro, in un grande impianto industriale dove da sempre si coltivano l’arte e il design. Un lavoro sul pensiero laterale e non convenzionale. Bonotto s.p.a. é una manifattura tessile alla quarta generazione fondata da Luigi Bonotto nel 1912 per produrre, all’inizio, cappelli di paglia. Cinquant’anni più tardi, grazie all’intuizione di Nicla Donazzan e Luigi II° Bonotto, questa competenza creativa e manifatturiera è stata trasformata in un piccolo gioiello di produttività tessile in crescita parallela al sistema moda italiano. L’azienda si è sviluppata velocemente diventando un’industria verticale a ciclo completo, con più siti produttivi ed oltre duecento maestri d’arte impiegati. Oggi, è guidata dai figli Lorenzo e Giovanni, che l’hanno portata ad una crescita esponenziale, anche internazionalmente, rendendola punto di riferimento per l’industria della moda globale. Fondamentale chiave di svolta, e di forza, della Bonotto, è stata, ed è tutt’ora, la visione e la modalità operativa atipica all’interno di essa. Negli anni, infatti, l’industria tessile italiana è andata incontro ad una pericolosa trasformazione, un sorta di apnea produttiva che vedeva il guadagno e la produzione massiva più importanti della qualità. Giovanni Bonotto, direttore creativo dell’azienda, denuncia questa svalutazione del prodotto e diventa ambasciatore di una nuova maniera di pensare e di produrre, che lo riporta quasi alle origini della produzione tessile, e che battezza nel concetto di “Fabbrica Lenta”.
La Fabbrica Lenta rappresenta il manifesto contro la standardizzazione industriale e la produzione in serie a basso costo. In Bonotto, tutti i processi sono affidati a macchinari meccanici, non elettronici, privi di automatismi. Vecchi telai scartati e in disuso, appunto perché “lenti”. Si ritorna, dunque, al lusso dell’artigianalità, al lavoro delle mani e del savoir faire, che esprime al meglio l’heritage italiano intrinseco della campagna veneta, luogo di forte densità creativa e progettuale. La qualità di un tessuto torna ad essere sinonimo del tempo che si impiega per produrlo. La fabbrica non è più un luogo geografico di muri prefabbricati, ma rappresenta un territorio con le sue storie e memorie. Una visione moderna del lavoro e dell’impresa, unita ad antiche tecnologie e ad una sempre innovativa progettazione creativa. Tessuti, come quelli di un tempo, duraturi, che nascono da un rapporto uomo-macchina diverso e più naturale. Tessuti interiormente ed esteriormente ricchi e preziosi. Il rimando all’arte è costante e, in Bonotto, talmente forte da stravolgere i canoni convenzionali di organizzazione e processo produttivo. Per decenni la fabbrica ha ospitato innumerevoli artisti che hanno donato o realizzato appositamente alcune loro opere. Il movimento Fluxus, il cui più grande collezionista e mecenate in Italia è proprio Luigi II° Bonotto, impone nell’azienda, quasi involontariamente, logiche operative morbide, flessibili e fluttuanti, rendendo il lavoro prima processo culturale, poi business. Ciò che ne è scaturito, è oggi raccolto e tutelato sotto la Fondazione Bonotto, la cui sede resta saldamente collocata all’interno del grande sito produttivo di Molvena.